«All'inizio, lo confesso, ho avuto un po' di dubbi. Ma ora sono felicissima di questo film e di portarlo a Cannes. Non ci dimentichiamo che "festival" viene da "festa"!».
E' raggiante, Chiara Caselli, protagonista di Le père de mes enfants di Mia Hansen-Løve, che sarà presentato nella sezione Un certain regard.
«Era un ruolo che non avevo mai fatto: dopo tante donne fuori dall'ordinario, la figura di una donna nella sua quotidianità di madre e moglie - spiega Chiara - avevo paura di non farcela. Temevo di non riuscire a raccontare la storia di questa donna che improvvisamente rimane vedova e decide di portare avanti l'attività del marito, produttore cinematografico. Poi ci ho pensato: sono una mamma e anch'io tiro su mio figlio da sola: E proprio in quel momento stavo passando traversie personali e legali. Mi sono guardata allo specchio e sono partita per l'avventura».
Come hai incontrato Mia Hansen-Løve?
«E' stato sorprendente: è venuta lei a cercarmi, nove mesi prima dell'inizio delle riprese e mi ha raccontato che conosceva tutta la mia filmografia. E' una ragazza di 29 anni, ma con una maturità, un'apertura nei confrontidegli altri, una capacità di raccontare l'essere umano con estrema giustezza... mi ha conquistata. Sono molto grata a Mia per questo personaggio: quella di una donna animata dalla forza vitale e luminosa di chi va avanti nonostante i dolori dell'esistenza».
Un film europeo per un'attrice italiana. Il destino di tutte le nostre donne del cinema, quello di espatriare?
«Dopo un periodo difficile, io ho ricominciato a fare l'attrice con Marco Bechis, Carmine Amoroso e Daniele Vicari. Ringrazio sempre i registi italiani che mi hanno dato la possibilità di ritrovare il piacere di raccontare come attrice. Sarei contenta se potessi lavorare di più in Italia: non diciamolo ai francesi, ma secondo me abbiamo la migliore nuova generazione del cinema europeo. La crisi, però, è micidiale e noi riserviamo alla cultura un quinto dei fondi rispetto ad altri Paesi europei: si sente, non c'è niente da fare».
Del tuo progetto da regista, Sedici lune, si sono perse le tracce.
«Quell'avventura si è interrotta a tre settimane dalle riprese ed è stato un vero e proprio lutto: ho sofferto tantissimo, per cinque anni di lavoro buttati via. Solo adesso, a due anni di distanza, riesco a riconoscere il buono di quell'esperienza. Ricordo soprattutto gli incontri con gli straordinari attori che avrebbero dovuto lavorare con me: Riccardo Scamarcio, Geraldine Chaplin e Emmanuelle Devos. Ora ho voglia di nuovi progetti, per continuare a fare con entusiasmo l'attrice, la mamma, adesso anche la fotografa. Per il resto, chissà: ma i giorni difficili sono alle spalle».